When in doubt, just add…cable!

Tantissimi anni fa, ero alle elementari, sono rimasta una settimana da sola con il mio papà. Non ricordo il perché, non ricordo esattamente che periodo fosse, quello che so è che quella settimana è stata una delle più belle della mia vita. E ricordo con gran lucidità che mio papà mi pettinava facendomi le trecce. Forse non erano belle e dritte, ma ero felice perché io non me le sapevo fare e non me le faceva mai nessuno.

Per me le trecce sono quel qualcosa che aggiunge la nota particolare, sia nei capelli, sia nel lavoro ai ferri. È vero, sono un po’ anni ’80, ma se aggiunte con gusto e criterio sono davvero belle e soprattutto ce ne sono così tanti tipi da potersi sbizzarrire.

L’attrezzo fondamentale per le trecce è il ferro ausiliario da treccia:

  
In realtà non è così essenziale perché se si è sferruzzatrici più o meno esperte si possono spostare le maglie su spilloni o uncinetti, ma perché non dotarsi di un aggeggino così stravagante e a scopo unico?

La treccia base è quella lavorata su un numero pari di maglie in modo da poterle dividere e creare, quindi, il classico incrocio. Se le maglie vengono portate avanti o indietro col ferro ausiliario, l’incrocio andrà rispettivamente a sinistra o a destra:

  
Queste trecce possono essere leggermente modificate portando prima avanti e poi dietro le maglie con il ferro ausiliario. Si crea un motivo diverso, semplice ma elegante, perfetto ad esempio per arricchire un gilet unisex, magari solo ai lati o da un lato, come mi ha suggerito Carla S. durante uno dei nostri incontri da Marinunzia Piccenna, nel laboratorio di Via Solari 19 a Milano.

Ecco il risultato:

  
E queste le istruzioni: montare un numero di maglie divisibile per 7 più 3.

Riga 1: tre maglie a rovescio, proseguire fino a fine riga con quattro maglie a diritto e tre maglie a rovescio;

Riga 2: tre maglie a diritto, proseguire fino alla fine della riga con quattro maglie a rovescio e tre maglie a diritto;

Riga 3: tre maglie a rovescio, proseguire fino a fine riga mettendo due maglie sul ferro ausiliario davanti al lavoro, lavorare due maglie a diritto e quindi le maglie “in attesa”, tre maglie a rovescio;

Riga 4: ripetere la riga 2;

Riga 5 (e fino alla 8): lavorare la riga 1 e la riga 2 per due volte;

Riga 9: tre maglie a rovescio, proseguire fino a fine riga mettendo due maglie sul ferro ausiliario dietro al lavoro, lavorare due maglie a diritto e quindi le maglie “in attesa”, tre maglie a rovescio;

Riga 10: ripetere la riga 2;

Riga 11 e 12: ripetere la riga 1 e la riga 2.

Una delle trecce che mi piace di più ai ferri è quella che si può fare anche come acconciatura ed è quella che in gergo viene chiamata “treccia a tre fasce” o “treccione”:

 
Le istruzioni: montare un numero di maglie multiplo di 12.

Riga 1 (e riga 5): lavorare tutte le maglie a diritto;

Riga 2 (e tutte le successive pari): lavorare le maglie a rovescio;

Riga 3: quattro maglie a diritto, mettere 4 maglie sul ferro ausiliario sul retro del lavoro, lavorare quattro maglie a diritto, lavorare le maglie in sospeso a diritto;

Riga 7:  mettere 4 maglie sul ferro ausiliario sul davanti del lavoro, lavorare quattro maglie a diritto, lavorare le maglie in sospeso a diritto, lavorare quattro maglie a diritto;
Riga 9: ripetere dalla riga 1.

E poi per una romanticona come me, non può mancare la treccia a cuore:

  
Le istruzioni sono le seguenti: montare un numero di maglie multiplo di 16.

Riga 1: lavorare tutte le maglie a diritto;

Riga 2 (e tutte le righe pari successive): lavorare tutte le maglie a rovescio;

Riga 3: quattro maglie a diritto, due maglie sospese dietro al lavoro, due maglie a diritto, lavorare le maglie sospese a diritto, due maglie sospese sul davanti del lavoro, due maglie a diritto, lavorare a diritto le maglie sospese, quattro maglie a diritto;

Riga 5: ripetere dalla riga 1.

Questa treccia a mio gusto è un po’ impegnativa, quindi la userei per decorare una tasca, magari di un golfino estivo o invernale lavorato a legaccio o a maglia rasata o anche come bordo di un poncho. L’importante è inserirla come “pezzo unico”.

Esistono davvero milioni di tipologie di trecce ma voglio scrivere ancora di una, molto bella e di grande effetto. Marinunzia l’ha insegnata a Daniela M. che l’ha poi inserita in una giacca invernale. Questo il campione:

  
E queste le istruzioni: montare un numero di maglie multiplo di 15.

Riga 1 (e riga 5): lavorare tutte le maglie a diritto;

Riga 2 (e tutte le successive pari): lavorare le maglie a rovescio;

Riga 3: tre maglie a diritto, tre maglie sospese in avanti, tre maglie a diritto, lavorare le maglie sospese a diritto, tre maglie sospese davanti al lavoro, lavorare tre maglie a diritto, lavorare le maglie in sospeso a diritto;

Riga 7: tre maglie a diritto, tre maglie sospese sul retro, tre maglie a diritto, lavorare le maglie sospese a diritto, tre maglie sospese sul retro del lavoro, lavorare tre maglie a diritto, lavorare le maglie in sospeso a diritto;

Riga 9: ripetere dalla riga 1.

E, dunque, papone mio, le trecce mi fanno pensare a te, a quella settimana così bella che se lo sapesse la mamma ne sarebbe un po’ gelosa…ma tu non puoi più dirglielo purtroppo e io terrò il segreto. Lo conserverò nel mio cuore insieme a tutti i ricordi che ho della mia vita con te e di quella che avrebbe potuto essere, ma non è stata.

Mi manchi ogni giorno,

Bea

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Do what you love…

Chi mi conosce lo sa, sa che quando mi dedico a qualcosa che mi piace, lo faccio con passione e credo poi che questa passione si percepisca e se ne vedano anche i risultati.

Nel 2013 ho conosciuto Elisabetta Bernuzzi a Pavia. Era giugno, c’era un caldo indimenticabile ed Elisabetta aveva organizzato una mostra mercato in cui l’ospite d’onore era Deborah Gray. Questa signora scozzese con il suo cardatore pettina i velli: è un’immagine poetica e romantica, uno spettacolo unico.

 
Elisabetta Bernuzzi ha un negozio-laboratorio a Pavia, in Viale Partigiani. Si chiama “la fattoria del gelso-laboratorio del tempo ritrovato”. 
Non ho ancora visto di persona il suo nuovo negozio, ma seguo regolarmente su Facebook le sue creazioni. Eli unisce il suo amore per la natura con la sua arte e la sua creatività dando origine a capi d’abbigliamento davvero unici. Elisabetta è anche una maestra dell’uncinetto tunisino, vende lana (Eli, la voglio provare!!!) e crea con le sue mani le tazze porta gomitolo più belle al mondo. Questa è quella che mi ha regalato:

 
Lo stesso giorno era presente anche Elbert Espeleta: 

  
È un uomo di poche parole, dedito alla creazione di lane cardate e non (Elbert, spero di non sbagliare) che vanno oltre al meraviglioso. Mi ha regalato un gomitolo di merino silk nei miei colori preferiti.

  
Le sue lane sono perfette e chiunque lavori a maglia, con i ferri dritti o con i circolari, deve avere almeno una volta nella vita la gioia e l’onore di plasmare un gomitolo di Elbert.

E infine non posso dimenticare Elisabetta Gerosa! Elisabetta ha un blog e un sito tutto suo http://www.abchobby.it. La sua principale fonte di ispirazione è la sua famiglia e soprattutto i suoi due bellissimi bambini. Le sue ultime creazioni sono un quiet book così bello che tornerei bambina solo per poterlo usare e un libro di disegni per le maestre del suo bimbo più grande.

Per me ha creato un album di nozze esattamente come lo desideravo: piccolo, leggero e colorato.

  
Quindi grazie di cuore a tutti e tre, per quella giornata e per quello che mi date ogni giorno rendendomi partecipe della vostra arte e della vostra originalità.

E grazie anche a Chiara Scaffini, la mia nuova amichette social! Qualche giorno fa mi ha fatto recapitare un bellissimo bracciale

 
Lo eleggo il bracciale fashion dell’estate 2015!

Chiara è su Instagram come @uncinettoimperfetto, ma direi che di imperfetto c’è ben poco. Ha studiato giapponese a Torino, è istruttrice di Karate e durante la gravidanza si è avvicinata all’arte del crochet con ottimi risultati!

Bravissima Chiara, per la tua forza e la tua tenacia e grazie perché senza sapere praticamente chi fossi mi hai generosamente donato una parte di te.

Con affetto, Beatrice  

 

Do the chickens have large talons?

La persona più vanitosa che io abbia mai conosciuto è la nonna Beatrice. Passavo ore a guardarla mentre, con pochissimo, si truccava.

Per me era magico.

Annusavo il suo rossetto rosso e il suo fard rosa e rubavo qualche goccia del suo profumo Dior.

Quando ero con lei, d’estate, avevamo tre imperdibili appuntamenti: il parrucchiere, l’acquisto di un paio di scarpe e l’acquisto di un capo di abbigliamento (che lei chiamava con mio grande orrore “pagliaccetto”). Ci organizzavamo con largo anticipo perché tutti e tre gli impegni richiedevano il giusto tempo e non si potevano assolutamente replicare.

Era una missione “one shot”!

Fino all’ultimo giorno, la nonna Beatrice non ha smesso di curarsi. Per lei era inammissibile avere i capelli o le mani in disordine e pretendeva che figlie e nipoti si curassero allo stesso modo.

È questo il motivo per cui al suo funerale ho osato avere lo smalto rosso, perché lei avrebbe sgranato gli occhiali annuendo in segno di approvazione e mi avrebbe detto: “bello! brava pupetta!”.

Una delle fantasie che più mi ricorda la nonna Beatrice è il “pied-de-poule”. Il suo nome deriva dal francese, significa piede di gallina, si sviluppa su un modulo di quattro fili scuri e quattro chiari e forma quadretti scuri e chiari che si alternano a zone in cui i fili di una tonalità sono intrecciati con trame del colore opposto e formano, quindi, piccoli motivi diagonali.

Non mi piace particolarmente perché lo trovo un po’ pesante ma l’ho rivalutato quando ne abbiamo parlato nel laboratorio di Marinunzia Piccenna (in Via Solari 19 a Milano) e dunque si può replicare coi ferri!

Più che per capi d’abbigliamento, lo immagino per cuscini o coperte, magari arricchito con un bordo all’uncinetto.

  

Queste le istruzioni per una fantasia a colore singolo (per eseguire il motivo a due colori, sostituire il punto a grana di riso con il secondo colore):

Montare un numero di maglie multiplo di 8+5;

Riga 1: lavorare le maglie a rovescio;

Riga 2: tre volte una maglia a rovescio e una maglia a diritto, due maglie a diritto, terminare con una maglia a rovescio e una maglia a diritto per due volte e una maglia a rovescio;

Riga 3: due volte una maglia a rovescio e una maglia a diritto, una maglia a rovescio, proseguire con una maglia a diritto, tre maglie a rovescio e per due volte una maglia a diritto e una maglia a rovescio;

Riga 4: quattro volte una maglia a rovescio e una maglia a diritto, terminare con una maglia a rovescio e una a diritto per due volte e una maglia a rovescio;

Riga 5: due volte una maglia a rovescio e una maglia a diritto, una maglia a rovescio, poi due maglie a rovescio e per tre volte una maglia a diritto e una maglia a rovescio;

Riga 6: lavorare come la riga 2

Riga 7: tre maglie a rovescio, una maglia a diritto, una maglia a rovescio, ripetere sei maglie a rovescio, una a diritto e una a rovescio;

Riga 8: ripetere due maglie a diritto, una maglia a rovescio, cinque maglie a diritto, terminare con due maglie a diritto, una maglia a rovescio e due maglie a diritto;

Riga 9: una maglia a rovescio, una maglia a diritto, tre maglie a rovescio, ripetere quattro maglie a rovescio, una maglia a diritto e tre maglie a rovescio;

Riga 10: ripetere dalla riga 2.

Per semplicità di chi vorrà ripetere la fantasia preferisco dare uno schema più che fotografare il mio campione:

  
Mi attira parecchio l’idea di poter usare colori diversi dal bianco e nero, magari colori acidi e contrastanti tra loro (fucsia, turchese o verde mela). Questa pochette è su pinterest e mi piace moltissimo:

  

Per questi progetti userei senza dubbio la Drops Cotton Merino o il Drops Safran (Fiordilana, Via Confalonieri 83, Villasanta). Quest’ultimo è un cotone leggero di alta qualità, morbido e resistente, composto da più capi sottili. Ha una cartella colori davvero molto ricca ed è particolarmente indicato per capi estivi ed accessori.

La nonna Beatrice non è riuscita a trasferire a tutte noi le sue abitudini, ma credo almeno un paio di fissazioni a testa. C’è chi ha i tacchi e i capelli, chi il rossetto rosso e lo smalto perché del resto, si sa, il frutto non cade lontano dall’albero, ma il tailleur pied-de-poule bianco e nero, nonna perdonami, ma anche no!

Beatrice 

‘Cause we are living in a material world and I am a material girl!

La vacanza che ricorderò per sempre (viaggio di nozze a parte) è quella che ho fatto nel settembre 2006 con Riccardo, in Grecia e Turchia. 

Quell’anno ne abbiamo combinate di tutti i colori. 

Siamo andati a Roma a vedere il concerto di Madonna, abbiamo dormito alla Stazione Termini, abbiamo conosciuto mille persone, ma quello che non abbiamo mai smesso di fare, ancora oggi, è ridere.

Ridiamo fino a star male, di tutto (e spesso di tutti)!

Ridiamo delle calze con i sandali, delle caramelle acide, delle parole sbagliate, dei film trash, delle canzoni italiane nei film francesi, delle telenovelas anni ’80, delle mutande a fiori, dei bagni allagati, del bagnoschiuma alla rosa, dei cani che ci rincorrono, dei soldi prestati e ridati solo in parte, della faccia tosta delle persone, delle borse più o meno griffate, dei difetti e delle debolezze e di tutto quel che possiamo.

Non siamo due pagliacci, anzi. Siamo solo felici di stare insieme e ora, che succede raramente, quando riusciamo ad incontrarci, mi domando come riesco a sopravvivere.

La vita è fatta di fasi, si sa, e persone di cui pensi non poter fare a meno, poi pian piano o all’improvviso non le frequenti più. Alcune le dimentichi, per altre conservi un pezzetto di cuore ed è sempre come se ci si fosse visti il giorno prima.

Per me Ricky è tutto questo. Siamo passati dal vederci tutti i giorni al vederci due o tre volte l’anno, ma alla base c’è un affetto sincero, puro e totale. Abbiamo condiviso momenti bellissimi e meno piacevoli, lacrime di gioia e di dolore. E sono certa che anche tra mille anni sarà sempre così: perfetto.

Per Ricky non ho mai fatto nulla ai ferri anche se qualche mese fa per lui ho comprato una bellissima lana blu, direi addirittura true blue! È la Drops Andes di Fiordilana (Via Confalonieri, 83, Villasanta), composta per il 65% di lana e per il 35% di alpaca. Le fibre non sono trattate e quindi le proprietà naturali del filato vengono esaltate al massimo, garantendo una miglior forma e qualità del tessuto.

Non so cosa potrei fare per lui, devo ancora decidere! Oggi, però, ho voluto provare a lavorare un campione di un punto che mi ricorda quella fantastica vacanza: il punto turco.

  

Queste le istruzioni: 

Montare un numero di maglie multiplo di due, più due maglie di vivagno.

Prima riga (e tutti i ferri dispari): lavorare tutte le maglie a diritto;

Seconda riga (e quarta riga): una maglia a rovescio, ripetere per tutto il ferro due punti annodati (passare due maglie a rovescio sul ferro di destra, mettere il filo dietro ai due punti passati, riportare le due maglie passate sul ferro di sinistra, quindi il filo sul davanti come per lavorare il rovescio e lavorare le due maglie a rovescio), terminare con una maglia a rovescio;

Sesta, ottava, decima riga: lavorare tutte le maglie a rovescio;

Undicesima riga: ripetere dalla prima riga.

Per valorizzare questo punto, userei la Drops Muskat perché è un cotone mercerizzato filato da più fili sottili che la rendono estremamente durevole e conferiscono al tessuto una piacevole lucentezza e grande stabilità. Proprio per le loro caratteristiche, punto e filato sono, a mio avviso, perfetti per un poncho, un golfino con la manica a tre quarti o un top.

Per Ricky, per te che mangi prosciutto rosso, leggi libri di storia e canti la Ciccone, per te che sei il mio ray of light e hai reso speciali le nostre serate di confessions on a dance floor…per te, per me e pure per LOLI!

Becipet.

Ordinary people have big tvs. Extraordinary people have big libraries.

Il giorno prima che iniziassi le scuole elementari, ho chiesto a mia mamma di insegnarmi a leggere perché ritenevo impensabile andare a scuola e non saperlo fare.  Ovviamente ho imparato a leggere qualche settimana dopo insieme alla mia maestra e ai miei compagni di scuola.

Adoro leggere…se potessi farlo sferruzzando sarei al settimo cielo! Ho centinaia di libri: non li ho mai contati e non ho intenzione di farlo! Insieme ai miei gomitoli sono la mia ricchezza. Compro spesso anche segnalibri e altrettanto spesso li ricevo in regalo. Qualche mese fa ho pensato di prepararne alcuni ai ferri:

 
Sono  molto semplici e forse poco comodi, ma sono davvero graziosi perché colorati e perché possono essere personalizzati in mille modi.
Si montano un numero dispari di maglie (ad esempio 7) e si lavorano a grana di riso, cioè una maglia a diritto e una a rovescio fino alla fine della riga e si inizia ogni riga successiva sempre con la maglia a diritto seguita da quella a rovescio (fino alla fine della riga). La lunghezza è a piacere, 10 o 12 cm, e poi si attacca un bottone o una letterina di legno sulla sommità con lo stesso filo con cui si è preparato il segnalibro. Si può usare lo stesso filo della chiusura portandolo al centro e lasciandone qualche centimetro.

Io ho usato il Drops Paris, acquistato presso Fiordilana a Villasanta, in Via Confalonieri 83. Questo filato è composto da più capi sottili di cotone al 100%. Sono fibre traspiranti è altamente assorbenti. I colori del Paris sono bellissimi e così tanti da non sapere quale scegliere. Inoltre, questa qualità di cotone si lavora facilmente e i progetti si realizzano molto rapidamente.

La stessa fantasia a grana di riso può essere utilizzata per creare un porta e-book o porta cellulare oppure presine o asciugamani da cucina o ancora asciugamani o bavaglini per bambini.

Per realizzare progetti più grandi del segnalibro è necessario predisporre un campione di almeno 20 maglie (o quante ne richiede la fantasia prescelta). La proporzione che permette di ottenere il numero corretto di maglie è questa:

numero maglie:cm ottenuti col campione=numero maglie da montare:misura del progetto da realizzare (asciugamano o altro)

Va dunque moltiplicata la misura in cm da ottenere per la misura in cm ottenuta e la si divide per il numero delle maglie montate.

Il porta e-book è un rettangolo. La larghezza si otterrà dalla proporzione, la lunghezza sarà pari a poco più del doppio dell’altezza del tablet. Verrà poi cucito ai lati e si potrà chiudere con un bottone.

È anche possibile poi usare una fantasia diversa, ma della stessa famiglia della grana di riso.

  • Grana di riso doppia. 

Montare un numero di maglie dispari.

Prima riga (e tutte le dispari successive): lavorare una maglia a diritto e una a rovescio fino alla fine della riga;

Seconda riga (e tutte le pari successive): lavorare i punti come si presentano.

  • Zig zag a grana di riso.

Si esegue su un numero di punti di base multiplo di 10+1 (esempio: 10+1, 20+1,…). Il motivo a zig zag che si ottiene può essere o meno affiancato da un bordo a maglia rasata (lavorare le maglie a diritto sul dritto del lavoro e a rovescio sul retro del lavoro) oppure lo si può ripetere affiancato per tutto il lavoro.

Prima riga: (si esegue sul retro del lavoro) lavorare tutte le maglie a rovescio;

Seconda riga: tre volte una maglia a diritto e una a rovescio, 4 maglie a diritto. Ripetere questa parte fino a fine riga e concludere con una maglia a diritto;

Terza riga: iniziare con una maglia a rovescio, ripetere fino a fine riga 3 maglie a rovescio, per tre volte una a diritto e una a rovescio, una maglia a rovescio;

Quarta riga: ripetere fino a fine riga 3 maglie a diritto, tre volte una maglia a diritto e una a rovescio, una a diritto, terminare con una maglia a diritto;

Quinta riga: iniziare con una maglia a rovescio, ripetere fino a fine riga per tre volte una a diritto e una a rovescio, 4 maglie a rovescio;

Sesta riga: ripetere fino a fine riga 5 maglie a diritto, 2 volte una maglia a diritto e una a rovescio, una a rovescio, terminare con una maglia a diritto;

Settima riga: lavorare come la quinta riga;

Ottava riga: lavorare come la quarta riga;

Nona riga: lavorare come la terza riga;

Decima riga: ripetere dalla seconda riga.

Questo è il risultato:

   

E come ha scritto Daniel Pennac: il tempo per leggere è un tempo che si ruba agli obblighi della vita, è come il tempo per amare.

LaBeBi

Let them be little…

Il 2003 per me è stato l’anno “a partire dal quale”.

A partire dal quale, per esempio, ho deciso che mi fosse necessario impiegare in modo utile il mio tempo libero.

Sono così riuscita a diventare volontaria ABIO (Associazione per il Bambino In Ospedale). La mia disponibilità era per il sabato pomeriggio e l’unico posto libero era presso il reparto di Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale della Mangiagalli. 

Ho iniziato la mia avventura ed è stata la piccola Giulia, di soli 800 grammi, a convincermi che quello era il mio posto. Ho messo la mano nell’incubatrice e lei mi ha preso e stretto il dito. È stata un’emozione fortissima e quando ci penso è facile capire che abbia ancora i brividi. 

Ogni turno mi ha permesso di maturare e apprezzare la vita e la forza e il coraggio di ogni bambino e dei suoi genitori sono indescrivibili. Le volontarie possono solo cercare ogni giorno di rendere questi periodi più o meno lunghi più sopportabili e per le occasioni speciali preparano piccoli omaggi.

La notte della Vigilia di Natale, per tutto il periodo per cui sono stata volontaria ABIO, sono andata in Mangiagalli con Patrizia B. per attaccare ad ogni culla o incubatrice un paio di scarpette di lana bianca, lavorate ai ferri.

Dopo 10 anni, il mio tempo ha iniziato a ridursi e tra mille dubbi è successo un qualcosa che mi ha fatto capire che quel capitolo della mia vita si doveva concludere: ho incontrato la (non più) piccola Giulia! Purtroppo ho riconosciuto la mamma della bambina troppo tardi per abbracciarle entrambe, ma ho avuto poi modo di parlare a lungo con questa signora con cui anni prima avevo passato tante ore osservando i progressi di quella meravigliosa bambina.

Poco dopo ho conosciuto Marinunzia Piccenna e ho iniziato a frequentare il suo laboratorio in Via Solari 19, a Milano. Quale migliore occasione per imparare a lavorare le scarpine ai ferri?

Questo è il risultato:

 
E queste le istruzioni:

Montare 40 maglie su ferri del 3.

Prima riga: lavorare tutte le maglie a diritto; 

Seconda riga (e tutte le righe pari fino alla 18): lavorare tutte le maglie a diritto;

Terza riga: 2 maglie a diritto, 1 aumento, 17 maglie a diritto, 1 aumento, 2 maglie a diritto, 1 aumento, 17 maglie a diritto, 1 aumento, 2 maglie a diritto;

Quinta riga: 3 maglie a diritto, 1 aumento, 17 maglie a diritto, 1 aumento, 4 maglie a diritto, 1 aumento, 17 maglie a diritto, 1 aumento, 3 maglie a diritto;

Settima riga: 4 maglie a diritto, 1 aumento, 17 maglie a diritto, 1 aumento, 6 maglie a diritto, 1 aumento, 17 maglie a diritto, 1 aumento, 4 maglie a diritto;

Nona riga: 5 maglie a diritto, 1 aumento, 17 maglie a diritto, 1 aumento, 8 maglie a diritto, 1 aumento, 17 maglie a diritto, 1 aumento, 5 maglie a diritto (totale di 52 maglie);

Undicesima riga (e tutte le dispari fino alla fine>> 27esima riga): lavorare tutte le maglie a rovescio;

Ventesima riga: lavorare 22 maglie a diritto, 2 maglie insieme per 4 volte e ancora 22 maglie a diritto (48 maglie);

Ventiduesima riga: lavorare 20 maglie a diritto, 2 maglie insieme per 4 volte e ancora 20 maglie a diritto (44 maglie);

Ventiquattresima riga: lavorare 18 maglie a diritto, 2 maglie insieme per 4 volte e ancora 18 maglie a diritto (40 maglie);

Ventiseiesima riga: lavorare 16 maglie a diritto, 2 maglie insieme per 4 volte e ancora 16 maglie a diritto (36 maglie);

Ventottesima riga: lavorare a maglia rasata 8 ferri (a diritto il dritto del lavoro e a rovescio il retro del lavoro), chiudere il lavoro e cucire.

A Giulia e tutti voi piccoli grandi miracoli che lottate fin da subito, un solo ed affettuoso GRAZIE per quello che mi avete dato e per quello che mi avete lasciato nel cuore.

E grazie anche a Patrizia B., Daniela M. e Laura D.M., colleghe di volontariato per tanti anni e amiche per sempre.

Beatrice 

Two are better than one 

Quando Alessandra mi ha comunicato che sarei diventata zia, ho provato felicità pura. Mi sono commossa e ho iniziato a pensare subito come poter viziare ben due marmocchi con la mia creatività.

È chiaro che con Valentina sia più facile. Mi basta un nastrino e un po’ di gloss e passiamo ore a pettinarci e truccarci. Gabriele è più diffidente. Ora però ho trovato il modo di intrattenerlo inventando finte parentele e amicizie con i supereroi. Capitan America è il suo preferito e quando gli ho detto che andava a scuola con il suo papà e lo zio Simo, mi si è seduto accanto e ha continuato a pormi le domande più svariate.

Non è facile avere a che fare con i bambini, non conoscevo le dinamiche dei gemelli e spesso sono in difficoltà, ma poi in un modo o nell’altro riesco a cavarmela e quando chiedono della zia Bea alla loro mamma, io mi sciolgo! I bambini, si sa, con la loro genuinità riescono ad ammorbidire gli animi più resistenti (e non è certo il mio caso).

Tra le mille cose che ho creato per loro, i due progetti più impegnativi sono stati i loro regali per il quarto compleanno. Per il Babi ho preparato un cappellino e una sciarpa a tre colori a falsa costa inglese.

   

Per questa fantasia è sufficiente montare un numero dispari di maglie, lavorare due diritti e due rovesci fino alla fine della riga ripetendo l’inizio (due diritti e due rovesci fino alla fine) per tutte le righe successive. Il punto è semplice ma dona a capi di questo tipo una grande elasticità. Ho preferito chiudere il cappellino con una nappina per renderlo diverso dal solito. 

Per Valentina ho lavorato un poncho a legaccio a due colori con inserti floreali all’uncinetto (un grazie per il tocco in più va sempre a Marinunzia Piccenna!).  


La particolarità di questo capo è il fatto che si componga di due quadrati cuciti (non completamente) nella parte alta. Si crea così un collo che completa il tutto. 

Per quanto riguarda la misura, bisogna utilizzare il teorema di Pitagora: in ogni triangolo rettangolo, l’area del quadrato costruito sull’ipotenusa è sempre uguale alla somma delle aree dei quadrati costruiti sui cateti. In parole povere, si raddoppia la misura da gomito a spalla e la si divide per la radice quadrata di 2. Si fa un campione di 20 maglie e con una piccola proporzione si montano le maglie giuste che si lavoreranno poi tutte a diritto o a rovescio.

Per entrambi i progetti, ho usato la Cotton Merino Drops, acquistata da Heidi, nel suo stupendo negozio di filati a Villasanta, in Via Confalonieri 83. Questo filato è ottenuto dall’unione di lana merino di alta qualità e da morbido e fine cotone. Si crea una perfetta combinazione di morbidezza e pienezza permettendo la realizzazione di capi comodi con punti ben definiti e dal risultato uniforme. Il filato è morbido sulla pelle e quindi perfetto per bambini e neonati.

Tra l’altro, sabato 13 giugno si festeggia il World Wide Knit in Public Day e Fiordilana aprirà le sue porte per chi vorrà lavorare in compagnia e soprattutto in pubblico!

Vale, tatina del mio cuore, il mio sogno più grande è insegnarti a lavorare a maglia. Non so se ce la farò, ma se non dovesse interessarti, mi basta già l’affetto e l’entusiasmo che dimostri per le mie creazioni e la curiosità con cui osservi le mie mani ogni volta che ci vediamo…perché sai che la zia Bea non può mai star ferma!

Babino, tu sei un timido coccolone e ancora non siamo in perfetta sintonia, ma sono certa che alla conquista totale manchi pochissimo, perché io sono amica di Capitan America e anche di Babbo Natale!

Il mio amore per voi, la zia Bea.

Not sisters by blood, sisters by heart

Non ho sorelle o fratelli, sono figlia unica. Ho sempre desiderato avere, però, un fratello maggiore o una sorella gemella. Era, quindi, impossibile che i miei genitori potessero accontentarmi.

Negli anni, come tutti, ho avuto amicizie buone e meno buone, rapporti che ancora durano o che si sono interrotti più o meno bruscamente.

Alla fine del primo anno di università, fuori dallo studio del Professore di Economia Monetaria, ho incontrato quella che avrei voluto sia come fratello maggiore, sia come sorella gemella. Da allora siamo sempre state amiche. Ci siamo laureate, abbiamo iniziato a lavorare, ci siamo sposate, per lei sono anche arrivati due gemelli e siamo sempre lì pronte a scambiarci affetto fraterno e sostegno per ogni gioia o dolore, senza invidie o competizione.

Alessandra ha sempre apprezzato la mia vena artistica e nel tempo ne ha subito spesso le conseguenze!

Uno dei miei primi regali fatto ai ferri è stato un coprispalle. Mi ha confessato di averlo e usarlo ancora. Piace tantissimo anche alla sua bambina e quando me lo ha detto, la piccola è andata a prenderlo e ci si è avvolta completamente, come fosse l’unica cosa morbida che potesse scaldarla e da cui voleva essere scaldata.

Il progetto è di una semplicità estrema, talmente semplice che potrebbe diventare un regalo di emergenza, dell’ultima settimana! 

Si tratta di un rettangolo con un bordo a legaccio (le maglie vanno lavorate sempre a diritto o sempre a rovescio) e l’interno a maglia rasata (maglie lavorate a diritto sul dritto del lavoro e a rovescio sul retro del lavoro).

La misura deve essere valutata caso per caso, preparando un campione di 20 maglie e direi anche che sia possibile oltre che doveroso arricchire il progetto con delle trecce o con del ginger astrakan (istruzioni nel mio articolo “La Barbie beve ginger ale”) o addirittura con un bel punto traforato. Il coprispalle poi si ottiene cucendo una piccola parte del bordo più corto.

  

 
Marinunzia Piccenna, nel suo laboratorio in Via Solari 19, a Milano, mi ha suggerito un punto traforato molto semplice, ma assolutamente adatto a questo capo. Inutile dire che Mari abbia sempre la soluzione migliore e spesso non solo per il tricotage!

Questo le istruzioni del punto traforato a coste: montare un numero di maglie divisibile per 4 più 2 di vivagno.

Prima riga e successive: 1 maglia a diritto, 1 maglia a rovescio, 1 gettato, 2 maglie insieme a rovescio, terminando il ferro con 1 maglia a diritto e 1 a rovescio.

Ecco il risultato:

  
Ale, non so quale sia il motivo che ti spinga a conservare con cura questo coprispalle piuttosto derelitto fin da subito, ma sappi che facendolo mi hai reso felice. L’affetto che mi lega a te e ai gemelli va oltre il descrivibile e spero di ricordarmelo anche quando sarò troppo vecchia persino per lavorare a maglia.

Per sempre sore. 

B.

La Barbie beve Ginger Ale 

Ognuno di noi ha almeno una parola di cui impara la dizione sbagliata da piccolo e se la porta dietro per tutta la vita.

Io ho draghetto e grodino.

Il primo lo uso per andare da Genova a Olbia, per esempio, il secondo quando ordino un drink.

Non so dove abbia imparato ad usare malamente queste due parole però una cosa è certa: era la nonna Beatrice, la mia nonna materna, ad avere sempre pronto qualcosa in frigo per preparare un aperitivo anche quando l’happy hour era ben lontano dal diventare una moda. Del resto, mi diceva sempre, non puoi mai sapere chi viene a farti visita!

In questo modo, quando d’estate ero con lei e la zia Lucia e quando qualcuno veniva appunto a farci visita, avevo anche io il mio bicchiere con il “grodino”.

Capitava anche che la nonna rifornisse il suo mini bar con altre bevande e a volte c’era il ginger o il bitter. Io ero irrimediabilmente attratta da quei colori così accesi, ma anche e soprattutto dall’idea che i monotoni pomeriggi estivi venissero interrotti per tirar fuori vassoi e bicchieri di altri tempi ai quali altrimenti non avrei potuto in alcun modo avvicinarmi. 

Così, quando un giorno nel suo laboratorio in Via Solari 19, a Milano, Marinunzia Piccenna mi ha suggerito di imparare il punto “ginger astrakan”, sono tornata immediatamente bambina con il mio mini aperitivo estivo.

Ogni tanto compro ancora quelle bevande, più per ricordo che per piacere e organizzo brevi momenti di relax con quel che c’è! Brindo alla nonna Beatrice che ci ha salutato a 102 anni e sono certa non sarebbe vissuta così a lungo se non si fosse dedicata quei momenti e se non li avesse condivisi anche con me.

Il punto “ginger astrakan” è un bellissimo punto un po’ traforato e con dei bei nodini che lo rendono di grande effetto e adatto sia a freschi golfini estivi, sia a stilosi capi invernali.

Si esegue in questo modo:

Si montano maglie in un numero multiplo di 4 più 2 di vivagno. Queste maglie di vivagno vanno lavorate sempre a diritto o sempre a rovescio.

Prima riga: si lavorano tutte le maglie a rovescio (tranne la prima e ultima maglia di vivagno);

Seconda riga: la prima maglia a diritto (o rovescio), la seconda si lavora tre volte (una volta a diritto, una volta a rovescio e una volta a diritto), le successive tre maglie si lavorano insieme a rovescio. Si ripete dunque la lavorazione tripla della maglia e delle tre maglie successive insieme fino all’ultima maglia che andrà lavorata a diritto (o rovescio, se si preferisce);

Terza riga: si lavorano tutte le maglie a rovescio (tranne la prima e ultima maglia di vivagno);

Quarta riga: una maglia a diritto (o rovescio se si preferisce), tre maglie assieme e la successiva tre volte. Si prosegue fino all’ultima che andrà lavorata a diritto (o rovescio, come da preferenza).

Il motivo si vede ogni quattro righe e ci si deve ricordare che il diritto del lavoro va lavorato a rovescio.

Per questo tipo di punto mi piace usare la lana Drops Andes. Il mio rivenditore di fiducia è Fiordilana, in Via Confalonieri 83 a Villasanta. Quando ho comprato questo filato era scontato e ne ho presi quattro colori diversi. Finora ho usato il grigio, il viola e quello che per me è rosa chiaro. Con il blu penso farò dei caldi cappelli per l’inverno.

I primi due li ho usati per fare un poncho a base grigia a maglia rasata con degli inserti viola in ginger astrakan:

  
Il terzo per una coperta singola che è ancora in corso d’opera. Eccone un’anteprima:

  
La nonna Beatrice preferiva chiacchierare più che vedermi lavorare a maglia, ma credo che avremmo raggiunto un ottimo compromesso con il mio ginger e il suo “grodino”.

Beatrice

Bello! Sei al mare?

Quando ho concluso la copertina estiva per il primo compleanno di Mattia, mi sono sentita dire: bello! Sei al mare? Non ho ancora capito si trattasse di un complimento o meno, ma forse è meglio neanche saperlo.

Mattia è un bimbo solare, gli piace la musica e balla! Sorride sempre ed è molto coccolone. È nato poco prima di Natale e ha ricevuto in regalo tante bellissime copertine fatte a mano, in lana! Così ho pensato di preparargliene una in cotone e lino, adatta ai mesi estivi. 

Inizialmente avrei voluto farla a punto tessuto, ma ho pensato che ci avrei messo troppo tempo e quindi ho scelto di unire due tecniche semplici e di grande effetto!

Ho quindi acquistato il materiale necessario presso Fiordilana, in via Confalonieri 83 a Villasanta (Heidi è sempre gentilissima e se non si usano tutti i gomitoli può anche scambiarli con uno dello stesso materiale ma di colore diverso, per un nuovo progetto!). Ho optato per 12 gomitoli di bomull lin Drops:  5 bianchi, 2 grigio scuro. 1 grigio chiaro e 4 blu. 

Questo filato è “grezzo” ma non certo ruvido. È un materiale rustico e naturale filato da tanti capi di lino e cotone. La struttura fragile del lino combinata con la morbidezza del cotone producono un risultato molto resistente e durevole e i capi realizzati con questo filato avranno la sensazione esclusiva del lino così come una brillantezza delicata. 

Ho montato 201 maglie e ho iniziato subito creando una fascia con il punto che io parecchi anni fa ho conosciuto come il punto “mussolini”. Credo che il nome tecnico sia “falsa costa inglese”: l’unica mia fonte certa a riguardo è Marinunzia Piccenna. La sua competenza va oltre qualunque motivo politico o pseudo tale! 

La fantasia si crea in questo modo: si montano un numero dispari di maglie e si lavorano due maglie a diritto e due maglie a rovescio fino alla fine della riga. Nella riga successiva si inizia subito con due maglie a diritto seguite da due maglie a rovescio e si arriva alla fine. Si prosegue cosi e si ottiene una maglia molto elastica, maglia che più si lavora più tende a stringersi. È perfetta per colli o cappucci o, come in questo caso, per creare un bordo morbido per una copertina.   

Il bordo è una fascia più larga delle successive perché ho usato un gomitolo e mezzo blu, poi ho usato il bianco ma ho sempre mantenuto il bordo a falsa costa inglese (31 maglie all’inizio e 31 alla fine di ogni riga. Mi sono aiutata con dei segnapunti mobili per non impazzire). Il grigio scuro e quello chiaro si sono alternati al bianco con la maglia rasata (lavorare una riga a diritto e la successiva a rovescio) e questo mi ha permesso di concludere il lavoro in tempi rapidi pur ottenendo un ottimo risultato. Ho concluso con 75 grammi di blu sempre a falsa costa inglese.

La copertina è per i mesi estivi e quindi ho usato il filato blu e bianco (e anche un po’ di grigio e altro cotone arancio) che mi è avanzato per fare delle stelle marine. 

  
Le attuali temperature rendono forse poco sopportabile qualunque cosa addosso, ma ho pensato ad una dimensione non proprio baby, perfetta anche per il futuro!

A Mattia, alla sua mamma e mia preziosa amica Alessia e al suo papà Marco, con tutto il mio affetto,

Bea